Con la divisione dell'Abruzzi e Molise, e la nascita del Molise, c'era la necessità di istituire nella nuova regione una seconda Provincia, individuata in quella di Isernia. La quasi totalità dei comuni che compongono ora la provincia di Isernia si schierarono dalla parte della sua istituzione; quasi tutti perché comuni come Venafro contrastarono la creazione della nuova provincia, insieme agli altri più grandi centri molisani come Campobasso, Larino e Termoli. Nel febbraio del 1957, infatti, i commercianti di Campobasso distribuirono un manifesta con la scritta "una gran minaccia incombe sulla Città di Campobasso, sul suo avvenire, sulle sue aspirazioni, sulle sue tradizioni" in quanto lo smembramento della provincia di Campobasso l'avrebbe retrocessa a uno degli ultimi posti nella classifica italiana. Nonostante questa protesta, e dopo un lungo dibattito, la Camera dei Deputati era sempre più propensa alla creazione della nuova provincia molisana ad Isernia, e il voto definitivo ci sarebbe stato il 28 febbraio. A questa notizia, la sera dello stesso giorno, tutti i cittadini di Isernia scesero in piazza a festeggiare in una imponente manifestazione fino all'alba. Nei giorni seguenti, mentre nella città si continuava a festeggiare, il 23 febbraio a Venafro scoppiò una rivolta popolare contro la decisione della Camera, che inneggiava al ritorno di Venafro nella provincia Casertana, a cui i venafrani si sentivano più legati; volontà appoggiata anche dal consiglio comunale della città. Anche a Termoli le cose andavano allo stesso modo, la città infatti si ribellava alla non volontà di istituire la provincia di Termoli-Larino e voleva passare alla Provincia di Foggia.
Nonostante contestazioni, festeggiamenti, rivolte, che disturbarono parecchio la proposta di creazione della nuova provincia, essa passò alla Camera e arrivò al Senato. Il 13 dicembre, però, il Senato rinviò la decisione creando un malcontento generale nella città: ci furono scioperi e i cittadini scesero in piazza per protestare. Anche dopo queste contestazioni, l'anno seguente, a marzo il Senato rinviò di nuovo la decisione, facendola decadere e la protesta nella città divenne ancora più dura in cui ci furono cortei di operai e studenti, per poi sfociare in una serie di rivolte cittadine culminate con blocchi stradali e violenti scontri con le forze dell’ordine, a cui erano giunti dei rinforzi da Roma, con feriti ed arresti. Il 1957 e 1958 furono gli anni ricordati a Isernia come 'della violenza sociale'.